Logo Università degli Studi di Milano


Dipartimento di

 
 
Notizie  

NO BLACK - “Nuove strategie di difesa nei confronti del marciume nero della vite, una minaccia per la viticoltura lombarda”

Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Bioscienze guidato dalla prof.ssa Simona Masiero, ha di recente dato il via ad uno studio finanziato da Regione Lombardia nell’ambito dei Progetti di ricerca in campo agricolo e forestale, per indagare la malattia di nuova emergenza, il black rot, che sta creando problematiche nella difesa fitosanitaria della vite.

Il black rot, o marciume nero del grappolo, è una malattia originaria del Nord America ed è considerata tra le più importanti cause di danno economico della vite. G. bidwellii. Penetra nei tessuti recettivi dell’ospite producendo un appressorio, causa il disseccamento degli acini, la formazione di macchie rosso-brunastre sulle foglie, necrosi e cancri sui tralci. Segnalato in Valtellina sin dal 2012, dove è causa di perdite nella produzione, è presente in maniera discontinua nell’Oltrepò Pavese e nel Mantovano.

Sino a poco tempo fa il controllo della malattia è stato assicurato dall’applicazione di fungicidi antiperonosporici ed antioidici, efficaci anche contro G. bidwellii (ditiocarbammati, strobilurine, triazoli, miscele rame/zolfo). L’abbandono di principi attivi a largo spettro, come i ditiocarbammati, motivato dalle ricadute sulla salute dell’uomo e di organismi non bersaglio, a favore di fungicidi ad azione molto selettiva per peronospora o oidio, ha favorito la proliferazione del black rot.

L’impiego crescente di vitigni resistenti a peronospora e oidio, porterà ad una riduzione degli interventi con fungicidi e a una maggior diffusione del black rot. Va sottolineato, inoltre, che le caratteristiche epidemiologiche di G. bidwellii richiedono approfondimenti in quanto non sono ancora chiare.

In questo scenario si inserisce il progetto No-black finanziato da Regione Lombardia, attraverso il quale si vuole:

caratterizzare il patogeno per le sue caratteristiche biologiche ed epidemiologiche, e poter quindi ricorrere a strumenti, come i modelli previsionali, in grado di dare indicazioni affidabili sulla possibilità di infezioni da parte di G. bidwellii per modulare adeguatamente la difesa;

identificare nuove molecole fungicide a basso impatto sia sulla salute umana e animale che sull’ambiente, capaci di contrastare in modo sostenibile e specifico G. bidwellii.

Il progetto No-black è coordinato dalla prof. Simona Masiero e il partenariato include:

1. Università degli Studi di Milano, dipartimenti:

DBS, prof. Simona Masiero, prof. Elisabetta Caporali prof. Paolo Pesaresi
DISAA, dr. Silvia Toffolatti
DISFarm, prof. Sara Pellegrino

2. Fondazione dott. Piero Fojanini di Studi Superiori, dr. Martino Salvetti

3. Cantina Terre d’Oltrepò, dr. Nicola Parisi

4. Cantina Valpantena, dr. Matteo Pinzetta

03 luglio 2020
Torna ad inizio pagina